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Come riciclare la plastica biodegradabile?

La particolarità degli imballaggi in plastica e plastica biodegradabile è che, nel momento in cui diventano rifiuto per qualcuno, si trasformano in risorse per altri. Tutto ciò che occorre fare è conferire il prodotto nel cestino corretto al momento della raccolta differenziata, in casa e in ufficio.
Solo gli imballaggi in plastica possono essere messi nella raccolta differenziata della plastica e attraverso la filiera del riciclo vengono trasformati in materia prima “seconda” (con caratteristiche simili a quelle iniziali) con cui si realizzano nuovi manufatti. Lo step del riciclo scatta dopo la fase della raccolta differenziata, cioè quando la plastica viene portata negli impianti di selezione e suddivisa per tipologie di polimero (bottiglie in PET, flaconi in HDPE, pellicole di polietilene, vaschette di polistirolo e così via). Questo perché si deve partire da flussi omogenei di tipologia di prodotto per ottenere dei materiali riciclati di qualità. Differenziare già a casa o in ufficio sarebbe complicato, quindi la lavorazione avviene in un secondo momento.
 Come si trasforma la plastica in materiale riciclato? Ci sono due procedimenti, quello meccanico e quello chimico. Durante il primo gli imballaggi in plastica subiscono macinazione, rimozione di eventuali contaminazioni (metalli, elementi ferrosi ecc), lavaggio e separazione per densità. Alla fine si ottengono scaglie o granuli di plastica che verranno impiegati come materia prima seconda per produrre nuovi oggetti.
 Il procedimento chimico, invece, spezza le molecole base della plastica (polimeri) per ottenere delle materie prime di partenza (monomeri). Può essere sfruttato solo per pochi materiali plastici, di conseguenza è il meno diffuso.
La bioplastica, biodegradabile e compostabile, ha una seconda chance in natura. Gli imballaggi vanno conferiti nella frazione organica dei rifiuti domestici, e in questo modo tutto viene trasformato in compost, prezioso per la fertilità del terreno. Grazie all’azione di sorprendenti microrganismi come i cianobatteri e i funghi, che attaccano e decompongono sia i rifiuti organici che la bioplastica, si ottiene il compost, un terriccio utile per fertilizzare i terreni agricoli, ma anche gli orti e i giardini.
Un processo naturale, che viene accelerato dall’uomo all’interno degli impianti di compostaggio, nei quali viene conferita la frazione organica della raccolta differenziata, ricreando le condizioni ottimali per favorire l’azione dei microrganismi. In questo modo la bioplastica ritorna in natura sotto forma di fertilizzante naturale.
Gli scarti di produzione di plastica biodegradabile, se correttamente separati dagli scarti di plastica tradizionale, sono facilmente riciclabili con metodo meccanico, in cui settore la Gianeco opera da tanti anni, riciclando con successo plastiche biodegradabili come PLA, PBS, PBAT, e blend di plastiche biodegradabili. 
Mentre per gli scarti post consumo di plastiche biodegradabili per il momento non ci sono i flussi sufficienti per riciclo meccanico, ad eccezione di alcune prove che sono state fatte nei circuiti chiusi di raccolta (come festival, fiere, concerti e altri eventi dove è stato possibile distribuire oggetti monouso fatti esclusivamente in plastiche biodegradabili con la successiva raccolta e riciclo meccanico. 
Ci sono diversi impianti di riciclo chimico di plastiche biodegradabili ma attualmente non operano per la scarsa disponibilità di scarti di plastiche biodegradabili per poter far lavorare gli impianti di simile portata.
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