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Come riconoscere la plastica da riciclare da quella compostabile?

Come riconoscere la plastica biodegradabile, in particolare i “sacchetti” biodegradabili compostabili autorizzati: è ammessa la commercializzazione di sacchetti di plastica per la spesa, monouso biodegradabili e compostabili, conformi alla norma UNI EN 13432-2002 e di quelli riutilizzabili (realizzati in juta, tessuto, polietilene, polipropilene, tessuto non tessuto, cotone, rete, carta), in base a precisi requisiti di spessore 200 micron, per i sacchi con maniglia esterna destinati all’uso alimentare; 100 micron, per i sacchi con maniglia esterna non destinati all’uso alimentare; 100 micron, per i sacchi senza manici esterni, se destinati all’uso alimentare (60 micron se non destinati all’uso alimentare). Alla violazione consegue una sanzione pecuniaria non inferiore a 5000 Euro.

Marchi certificati sono:

Sono banditi quei sacchetti senza marchio o con i marchi oggi fuorilegge in Italia, ovvero quelli in polietilene, polietilene a bassa densità e polietilene ad alta densità. Vietati anche i finti nuovi sacchetti ecologici (oxodegradabili in polietilene) che in realtà non sono biodegradabili e non sono compostabili anche se riportano scritte e diciture che richiamano all’ecologia e all’ambiente. Sono fatti di polietilene (PE) addizionato di sostanze che alla luce frantumano in tanti pezzetti il sacchetto. Non possono essere utilizzati nemmeno i sacchetti di plastica riciclata, riconoscibili dal marchio “Plastica Seconda Vita”, che, grazie alla loro robustezza, si riutilizzano più volte e sono ottenuti da plastica proveniente dalla raccolta differenziata.I sacchetti fatti in plastica biodegradabile sono “mollicci“ al tatto e sono ottenuti da amido di mais, di patata o poliestere. Guardando il sacchetto bisogna fare riferimento alla dicitura di conformità della norma EN 13432:2002 e cercare sul sacchetto la frase “Prodotto biodegradabile conforme alle normative comunitarie EN 13432” che di solito viene riportata lateralmente o nella zona frontale. Una seconda possibilità è di cercare i marchi che attestano la certificazione della biodegradabilità come “OK Compost” e “Compostable”. Tali loghi sono inoltre dotati di un codice seguito da un numero (Sxxx o 7wxx) riferito a ogni azienda produttrice che deve assicurare anche la tracciabilità. Va ricordato che il divieto non riguarda al momento i sacchetti per imbustare frutta e verdura in polietilene utilizzati nei reparti ortofrutta dei vari negozi e market, non essendo ritenuti “da asporto” ma a “protezione” dell’alimento.
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Gianeco Gianeco