Abbiamo visitato l'impianto dove si riciclano le capsule di caffè Nespresso
22/07/2022
Recycled plastic
Ognuna contiene sei grammi di polvere e uno di alluminio. Il caffè alimenta il compost, il metallo viene riciclato. Solo il 30% dei clienti, però, restituisce le capsule usate
C’è odore di fondi di caffè nel piazzale, più pungente a mano a mano che ci si avvicina. Pesanti benne passano avanti e indietro, caricano una manciata di capsule esauste e la portano alla macchina, che fagocita abbondanti palate. L’"esofago" è un lungo tubo di metallo giallo e azzurro, lo “stomaco” un parallelepipedo in cui la polvere umida viene separata dal metallo – alluminio, in questo caso – ed entrambi incanalati in direzioni separate. La prima servirà a fare compost, il secondo verrà riciclato e venduto come materia prima seconda. Nespresso, azienda di proprietà di Nestlè, ha sempre preferito le capsule alle cialde. L’involucro multicolore in alluminio è iconico al pari delle pubblicità che hanno visto a lungo protagonista George Clooney. La scelta, spiegano, preserva meglio le caratteristiche del caffè. Ma, dall’altro, pone un problema pernicioso: non sono facilmente riciclabili. E nessuna azienda, oggi, può permettersi di non esibire una patente di sostenibilità. Così, l’azienda ha aperto a Wired le porte dello stabilimento in cui opera il riciclo, la Garm di Gavardo, in provincia di Brescia. Una scelta fatta molto tempo faLa scelta di puntare sulle capsule piuttosto che sulle cialde, spiega la responsabile aziendale per la sostenibilità Silvia Totaro a Wired, è dovuta al fatto che le prime sono in grado di preservare meglio le caratteristiche organolettiche del caffè. E Nespresso, nata nel 1986, ha sempre fatto della ricercatezza e dell’esclusività la chiave del proprio posizionamento sul mercato.
Dal Nespresso Club del 1989 ai cioccolatini con la N stampigliata (1992), dal primo sito internet quando il web era ancora agli albori (1996) fino alla possibilità di ordinare capsule in Rete (1998) e alle boutique (2000): il tentativo per il marchio è sempre stato quello di differenziarsi. Impensabile, per i dirigenti, ricorrere alle cialde (biodegradabili nell'umido), o abbandonare l’iconografia multicolore: ma con il tempo è emersa chiaramente la necessità di rispondere alle crescenti pressioni ambientali.
Così, nel 2011, grazie a una grazie a una convenzione con Cial (Consorzio nazionale imballaggi alluminio), Utilitalia (l'associazione delle multiservizi) e Cic (Consorzio italiano compostatori), è nato un programma che permette ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nell’apposita area presente all’interno delle boutique e nelle isole ecologiche partner distribuite sul territorio nazionale, per un totale di oltre 140 punti di raccolta in 79 città italiane. Una volta raccolte dalle aziende di gestione del servizio di raccolta differenziata, le capsule esauste vengono inviate per la lavorazione ed il recupero presso l’impianto Garm, dove l’alluminio viene separato dal caffè. Il metallo viene venduto alle fonderie per avviare il processo di riciclo che lo trasformerà in nuovi oggetti come penne, biciclette, coltellini, mentre il caffè esausto viene inviato presso un impianto di compostaggio per la trasformazione in compost, a sua volta successivamente ceduto a una risaia in provincia di Novara. Il riso prodotto grazie a questo concime naturale viene poi riacquistato da Nespresso e infine donato al Banco Alimentare della Lombardia e al Banco Alimentare del Lazio, per trasformarsi in un aiuto alle persone più povere. Finora, grazie al progetto “Da Chicco a Chicco”, Nespresso è riuscita a donare oltre quattromila quintali di riso equivalenti a oltre quattro milioni di piatti, che hanno permesso di supportare circa trecentomila persone e 1.600 strutture di beneficenza ogni anno. Numeri che puntano a crescere ancora nel 2022. Il ruolo dei clienti“Senza i clienti i nostri sforzi sono vani”, dichiara il direttore marketing Michele Frigerio spiegando l’iniziativa. Solo il 30%, secondo l’azienda, consegna le capsule, che altrimenti finiscono nell’indifferenziato. Non è facile convincere i consumatori a farsi carico della raccolta. “Per questo, per incentivarli, abbiamo preparato programma di ricompense, che variano nel tempo: per esempio, per tutta l’estate regaleremo un sacchetto di compost prodotto dai fondi di caffè”, afferma il manager. Il conferimento e la vendita consentono, inoltre, all'azienda di recuperare una parte dei costi. Anche questa è economia circolare. L’iniziativa ha cominciato a dare frutti: sono state 1.500 le tonnellate riciclate nel 2021, quasi dieci volte le 170 del 2012, primo anno per cui i dati sono disponibili. Dal 2011, sono state raccolte oltre settemila tonnellate di capsule in totale: ognuna pesa sette grammi, di cui uno di alluminio. In cima alla classifica del conferimento ci sono Milano, Roma, Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Il maggior incremento percentuale si è, invece, registrato a Napoli e Palermo, che, però, figurano in fondo alla lista per valore assoluto.
Abbiamo visitato l'impianto dove si riciclano le capsule di caffè Nespresso
22/07/2022
Recycled plastic
Ognuna contiene sei grammi di polvere e uno di alluminio. Il caffè alimenta il compost, il metallo viene riciclato. Solo il 30% dei clienti, però, restituisce le capsule usate
C’è odore di fondi di caffè nel piazzale, più pungente a mano a mano che ci si avvicina. Pesanti benne passano avanti e indietro, caricano una manciata di capsule esauste e la portano alla macchina, che fagocita abbondanti palate. L’"esofago" è un lungo tubo di metallo giallo e azzurro, lo “stomaco” un parallelepipedo in cui la polvere umida viene separata dal metallo – alluminio, in questo caso – ed entrambi incanalati in direzioni separate. La prima servirà a fare compost, il secondo verrà riciclato e venduto come materia prima seconda. Nespresso, azienda di proprietà di Nestlè, ha sempre preferito le capsule alle cialde. L’involucro multicolore in alluminio è iconico al pari delle pubblicità che hanno visto a lungo protagonista George Clooney. La scelta, spiegano, preserva meglio le caratteristiche del caffè. Ma, dall’altro, pone un problema pernicioso: non sono facilmente riciclabili. E nessuna azienda, oggi, può permettersi di non esibire una patente di sostenibilità. Così, l’azienda ha aperto a Wired le porte dello stabilimento in cui opera il riciclo, la Garm di Gavardo, in provincia di Brescia. Una scelta fatta molto tempo faLa scelta di puntare sulle capsule piuttosto che sulle cialde, spiega la responsabile aziendale per la sostenibilità Silvia Totaro a Wired, è dovuta al fatto che le prime sono in grado di preservare meglio le caratteristiche organolettiche del caffè. E Nespresso, nata nel 1986, ha sempre fatto della ricercatezza e dell’esclusività la chiave del proprio posizionamento sul mercato.
Dal Nespresso Club del 1989 ai cioccolatini con la N stampigliata (1992), dal primo sito internet quando il web era ancora agli albori (1996) fino alla possibilità di ordinare capsule in Rete (1998) e alle boutique (2000): il tentativo per il marchio è sempre stato quello di differenziarsi. Impensabile, per i dirigenti, ricorrere alle cialde (biodegradabili nell'umido), o abbandonare l’iconografia multicolore: ma con il tempo è emersa chiaramente la necessità di rispondere alle crescenti pressioni ambientali.
Così, nel 2011, grazie a una grazie a una convenzione con Cial (Consorzio nazionale imballaggi alluminio), Utilitalia (l'associazione delle multiservizi) e Cic (Consorzio italiano compostatori), è nato un programma che permette ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nell’apposita area presente all’interno delle boutique e nelle isole ecologiche partner distribuite sul territorio nazionale, per un totale di oltre 140 punti di raccolta in 79 città italiane. Una volta raccolte dalle aziende di gestione del servizio di raccolta differenziata, le capsule esauste vengono inviate per la lavorazione ed il recupero presso l’impianto Garm, dove l’alluminio viene separato dal caffè. Il metallo viene venduto alle fonderie per avviare il processo di riciclo che lo trasformerà in nuovi oggetti come penne, biciclette, coltellini, mentre il caffè esausto viene inviato presso un impianto di compostaggio per la trasformazione in compost, a sua volta successivamente ceduto a una risaia in provincia di Novara. Il riso prodotto grazie a questo concime naturale viene poi riacquistato da Nespresso e infine donato al Banco Alimentare della Lombardia e al Banco Alimentare del Lazio, per trasformarsi in un aiuto alle persone più povere. Finora, grazie al progetto “Da Chicco a Chicco”, Nespresso è riuscita a donare oltre quattromila quintali di riso equivalenti a oltre quattro milioni di piatti, che hanno permesso di supportare circa trecentomila persone e 1.600 strutture di beneficenza ogni anno. Numeri che puntano a crescere ancora nel 2022. Il ruolo dei clienti“Senza i clienti i nostri sforzi sono vani”, dichiara il direttore marketing Michele Frigerio spiegando l’iniziativa. Solo il 30%, secondo l’azienda, consegna le capsule, che altrimenti finiscono nell’indifferenziato. Non è facile convincere i consumatori a farsi carico della raccolta. “Per questo, per incentivarli, abbiamo preparato programma di ricompense, che variano nel tempo: per esempio, per tutta l’estate regaleremo un sacchetto di compost prodotto dai fondi di caffè”, afferma il manager. Il conferimento e la vendita consentono, inoltre, all'azienda di recuperare una parte dei costi. Anche questa è economia circolare. L’iniziativa ha cominciato a dare frutti: sono state 1.500 le tonnellate riciclate nel 2021, quasi dieci volte le 170 del 2012, primo anno per cui i dati sono disponibili. Dal 2011, sono state raccolte oltre settemila tonnellate di capsule in totale: ognuna pesa sette grammi, di cui uno di alluminio. In cima alla classifica del conferimento ci sono Milano, Roma, Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Il maggior incremento percentuale si è, invece, registrato a Napoli e Palermo, che, però, figurano in fondo alla lista per valore assoluto.